RAVENNA FINO ALL’ESARCATO
Ravenna preromana
Quando i romani vennero in contatto con Ravenna, la città era abitata da genti umbre, però la ricerca archeologica ha supposto la presenza di genti etrusche in epoche anteriori. Il reperto più antico rinvenuto nel sito di Ravenna infatti è un bronzetto etrusco. Le ricerche archeologiche hanno riportato alla luce i resti di un villaggio palafitticolo: sono stati ritrovati anche reperti di origine greca.
L'insediamento preromano era probabilmente costituito da una serie di nuclei disposti su isolette sabbiose tra loro vicine, in corrispondenza dell'estuario di alcuni corsi d'acqua.
Ravenna romana
Nel III secolo a.C. Ravenna entrò nella sfera d'influenza di Roma, che la accettò come "città alleata latina".
Nell'89 a.C. Ravenna ottenne lo status di municipium all'interno della Repubblica romana. Nella guerra civile tra Mario e Silla, la città si schierò con Mario; nel 49 a.C. Ravenna fu il luogo dove Giulio Cesare riunì le sue forze prima di attraversare il Rubicone.
Alla fine del I sec a.C. l'imperatore Augusto decise di fare del porto di Ravenna un'importante base militare e vi stanziò una flotta militare.
Nei primi secoli dell'Impero l'agglomerato urbano di Ravenna si espanse raggiungendo un'estensione circa quattro volte superiore all'età repubblicana. Sorse il quartiere Domus Augusta, la zona imperiale di Ravenna.
Nel 238 Massimino Trace mise sotto assedio la città di Aquileia, permettendo ai suoi avversari di organizzarsi: i romani raggiunsero infatti Ravenna, da cui diressero la difesa della città assediata.
Capitale dell'Impero romano
Nel 402d.C Onorio, figlio di Teodosio I, decise di trasferire a Ravenna la residenza dell'Impero Romano d'Occidente. Ravenna fu scelta come nuova capitale perché godeva di una migliore posizione strategica (più vicina all'Oriente); inoltre, data la sua condizione di città marittima (avvantaggiandosi dell'incontrastato dominio romano sul mare), godeva di una maggiore difendibilità. Con l'insediamento della corte imperiale, da centro di periferia, Ravenna si trasformò in città cosmopolita, fulcro di gravitazione politica, culturale e religiosa. Dopo aver preso a modello Costantinopoli, Ravenna assunse l'aspetto di una residenza imperiale bizantina: sorsero grandiose costruzioni civili e religiose che emulavano, nell'architettura e nelle decorazioni, quelle della capitale d'Oriente.
Alla morte di Onorio salì al trono Costanzo III, che morì prematuramente lasciando vedova Galla Placidia che riuscì a ottenere il controllo dell'impero in nome del figlio Valentiniano III, di soli 6 anni. Arrivati a Ravenna nel 424 fece erigere nuovi monumenti nella città.
Capitale del Regno dei Goti (V-VI secolo)
A Ravenna nel 476 venne deposto l'ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo, per mano di Odoacre, re degli Eruli. Le insegne imperiali furono inviate a Zenone, imperatore d'Oriente, che riconobbe a Odoacre il dominio sull'Italia. Pertanto la città divenne la capitale degli Eruli.
Il regno di Odoacre ebbe vita breve: nel 493 fu spodestato dal re degli Ostrogoti, Teodorico, che ottenne il controllo della città dopo un assedio durato tre anni. Il sovrano goto regnò fino alla morte, nel 526. Come aveva già fatto Odoacre, Teodorico lasciò ai latini l'amministrazione della città.
Durante il suo regno, Teodorico fu un sostenitore della pacifica convivenza tra cristiani cattolici ed ariani.
Negli ultimi anni il re, contrariato dalla messa al bando dell'arianesimo voluta dall'imperatore d'Oriente e condivisa dal pontefice romano, abbandonò la linea politica conciliante che lo aveva contraddistinto ed attuò dure persecuzioni nei confronti della chiesa di Roma. Papa Giovanni I fu arrestato e condotto a Ravenna, dove morì prigioniero.
Nel 539 venne riconquistata Ravenna dall'imperatore romano d'oriente il quale ricostituì le prefetture del pretorio e la dichiarò capitale della prefettura d'Italia. Ravenna raggiunse un tale prestigio che il proprio arcivescovo, insieme all'esarca, era uno dei principali rappresentanti del potere imperiale bizantino in Italia.
Nel 568 la penisola venne invasa dai Longobardi, ma i bizantini riuscirono a mantenere il controllo di Ravenna (sede del loro governo) e di Roma.
L’esarcato
L'Esarcato di Ravenna (conosciuto anche come Esarcato d'Italia) è stato una circoscrizione amministrativa dell'Impero bizantino comprendente, tra il VI e l'VIII secolo, la maggior parte dei territori bizantini d'Italia, ma la sede era Ravenna.
L'esarcato nacque come conseguenza di una trasformazione amministrativa che interessò contemporaneamente Italia e Africa tra il 572 e il 582. In Italia, la militarizzazione dei residui territori bizantini fu dovuta all'esigenza di migliorarne le difese, per far fronte alla minaccia longobarda.
L'unificazione dei potere civile e quello militare fu una necessità imposta dagli eventi: l'autorità civile non venne subito soppressa, ma perse sempre maggiore importanza a vantaggio degli ufficiali militari, che quindi accentrarono poteri sia civili che militari.
Le province vennero subordinate al governo dei comandanti militari, detti duces.
I duchi dipendevano direttamente dall'esarca, il governatore generale dei domini bizantini in Italia. L'esarca riuniva in sé sia l'autorità civile che quella militare e risiedeva a Ravenna, nel palazzo di Teodorico. Nominato direttamente dall'Imperatore, reggeva teoricamente tutta l'Italia.
Nel 580, l’imperatore Tiberio II divise in cinque province l’Italia bizantina: Ravenna fu inserita nell’annonaria, di cui divenne capitale. Maurizio il successore di Tiberio, soppresse la Prefettura del pretorio d’Italia e la sostituì con l’Esarcato d’Italia, governato dall’Esarca.
Essendo impegnato in altri fronti ,Maurizio non poté far altro che combattere i Longobardi tramite l'alleanza con i Franchi, che invasero la Longobardia.
Nel 585 venne firmata una prima tregua, di durata triennale, tra Longobardi e Bizantini.
Il pontificato di Papa Gregorio Magno
La carica di esarca venne assunta da Romano, il quale riprese le operazioni belliche contro i Longobardi. I Bizantini non furono in grado di condurre la guerra, così per Bisanzio sfumò l'ultima occasione per scacciare i Longobardi e ricostituire l'unità della penisola.
Papa Gregorio Magno insistette per una pace, cercando di convincere l'esarca a firmare una tregua con i Longobardi, ma senza alcun risultato.
Dopo la morte di Romano, divenne esarca Callinico, il quale nel 598 firmò un trattato di pace di durata biennale, con il re longobardo, che venne rinnovata di anno in anno.
Regno di Eraclio
Durante il regno di Eraclio (che trasformò l’impero in un regno) ci furono diverse ribellioni una avvenuta a Ravenna e una a Napoli. Il sovrano allora nominò esarca Eleuterio che con il proprio esercito andò a reprimere la rivolta di Ravenna e poi quella di Napoli.Nel 625 giunse a Ravenna un nuovo esarca, Isacio.
Sotto Isacio si ebbe un nuovo inasprimento delle tensioni con la Chiesa romana. Nel 640 Maurizio istigò i militari contro il Pontefice così fu sequestrato il tesoro della Chiesa romana. Nel frattempo, con l'ascesa al trono del re longobardo Rotari a nord cresceva la pressione longobarda.
Il regno di Costante II
Diventato imperatore Costante II, questi emanò un editto che vietava le discussioni cristologiche, ma la Chiesa romana si oppose. Costante inviò allora due successivi esarchi con l'incarico di arrestare il papa e portarlo a Costantinopoli. Nel 654 venne accusato di alto tradimento dal Senato e fu condannato all’esilio.
Per il suo governo autoritario e per l'aumento eccessivo delle tasse Costante si attirò l'odio della popolazione e nel 668 venne organizzata una congiura che lo assassinò.
L'inizio della crisi
Sotto il successore, Costantino IV, i rapporti tra la Chiesa Romana e Costantinopoli migliorarono. Nel 680 venne sottoscritto un trattato di pace con il regno longobardo la quale non impedì ai Longobardi di Benevento di espandersi a danno dei Bizantini.
Nel 709 Giustiniano II, preso il potere ,si inserì nella disputa tra le chiese romana e ravennate dovuta alla volontà della seconda di sottrarsi al predominio della prima, alleandosi con il pontefice romano e ordinando una feroce repressione nei confronti dell'Arcivescovo di Ravenna. A Ravenna tra il 710 e il 711, la popolazione insorse e l'esarca fu trucidato.
Le tendenze autonomistiche delle aristocrazie locali e il sempre maggior ruolo politico temporale della Chiesa di Roma hanno portato ad un progressivo indebolimento dell'autorità imperiale in Italia.
La caduta dell’esarcato
Nel 728 diventò esarca Eutichio che andò contro i Longobardi: riuscì a corrompere re Liutprando che gli promise appoggio contro Gregorio II, in cambio del sostegno militare bizantino nella sottomissione dei ducati di Spoleto e di Benevento all'autorità del re. Il papa, però, riuscì ad incontrare Liutprando e a portarlo dalla propria parte. Intanto la pressione dei Longobardi sui territori dell'esarcato aumentò notevolmente. Nel 732 la stessa Ravenna venne conquistata, ma l'esarca Eutichio si riparò nella laguna veneta e riuscì a rientrare a Ravenna catturando i conquistatori. Nel 734 Liutprando occupò l’intera Pentapoli. Nel 739 il nuovo pontefice appoggiò i duchi di Spoleto e Benevento contro Liutprando, spingendo quest'ultimo ad invadere il centro Italia: l'esarcato e il ducato di Roma ne furono devastati, e Liutprando occupò il corridoio umbro.
Liutprando morì nel 744: gli successe Rachis, il quale sospese le campagne di conquista e firmò una pace con l'esarcato. Nel 749 venne deposto e venne eletto re Astolfo, che passò immediatamente all'offensiva contro i territori italiani. Nel 750 invase da nord l'Esarcato e nel 751 riuscì a conquistare Ravenna, capitale e simbolo del potere bizantino in Italia (caduta dell’esarcato).
L'Imperatore Costantino V tentò di recuperare l'esarcato con la forza della diplomazia, ma il re longobardo non era disposto a rinunciare alle sue conquiste e voleva conquistare anche Roma, minacciando Papa Stefano II. Nel 753 il Pontefice decise di rivolgersi ai Franchi, all'epoca governati da Pipino il Breve, che accettarono la richiesta di aiuto. Nel 754 Pipino discese una prima volta in Italia, sconfiggendo Astolfo e costringendolo a cedere alcuni territori. Tuttavia Astolfo nel 756 invase di nuovo il ducato romano: Papa Stefano II sollecitò di nuovo l'aiuto di Pipino, che discese in Italia, sconfisse di nuovo i Longobardi e costrinse Astolfo a cedere Esarcato e Pentapoli al Papa invece che all'Impero. I Bizantini protestarono e lo pregarono di restituire l'Esarcato all'Impero d'Oriente; ma Pipino rispose negativamente. Nacque così uno Stato della Chiesa indipendente da Bisanzio e protetto dai Franchi.
Tra il 773 e il 774 il successore di Pipino sul trono di Francia, Carlo Magno, scese in Italia in seguito alla richiesta di aiuto del Papa Adriano I contro il re Desiderio e conquistò la capitale del regno longobardo, realizzando un'unione personale dei due regni.